La Sala del Paleolitico e del Mesolitico In questa sala è ospitato il reperto più antico di quanti sono esposti nel museo. Si tratta della punta a dorso scoperta nei campi dei Lagazzi del Vho, famoso sito palafitticolo dell’età del Bronzo. La presenza di uno strumento così antico (almeno 12.000 anni fa) in questa zona è ancora problematica. Sono state fatte due ipotesi: o il manufatto proviene dai margini erosi degli antichi terrazzi fluviali posti ai limiti della bassura dei Lagazzi, oppure gli abitati della palafitta dell’età del Bronzo avevano trovato questa punta lungo i terrazzi più antichi, dove l’avevano persa i cacciatori paleolitici, e se l’erano portata nel villaggio. Comunque il pezzo rimane uno dei più antichi dell’intero territorio cremonese. Essa era probabilmente innestata su una lunga asta e poteva fungere da giavellotto. La Sala del Neolitico Antico Questa sala è dedicata al Neolitico Antico: qui è ospitata la collezione lombarda più rappresentativa della Cultura del Vho, un gruppo culturale del Neolitico antico diffuso dalla Lombardia orientale al Piemonte meridionale lungo le sponde del Po. Le datazioni radiocarboniche collocano questa cultura tra il 5247 e 4460 a.C. in cronologia calibrata. Questa sala è dedicata a ben due millenni della storia dell’uomo che corrispondono ai successivi sviluppi del Neolitico e alla prima età dei metalli. Questo lungo periodo ha lasciato poche attestazioni nel territorio di Piadena, alcune delle quali, essendo frutto di ricerche ottocentesche sono conservate in altri musei, come il caso del sito neolitico di Campo Donegallo, ora a Milano. Nella vetrina centrale sono raccolti tutti i materiali rinvenuti nel Piadenese e nel Casalasco, molto frammentari perché non si tratta di materiali provenienti da scavi e dunque rinvenuti in frammenti e poi restaurati, ma frammenti singoli individuati sul terreno da raccolte di superficie. Da Spineda spiccano un frammento di un angolo di Vaso a Bocca Quadrata con una decorazione tipica della fase geometrico-lineare e una punta di freccia in selce dal fine ritocco piatto, ritrovata insieme a frammenti di ossa umane, forse unico resto di un corredo tombale, un frammento sempre di Vaso a Bocca Quadrata con una decorazione dello stile meandro-spiralico e lamette di ossidiana, raro materiale, di origine vulcanica, proveniente o dalla Sardegna o da Lipari o da Pantelleria. Alla Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata appartengono anche i materiali recuperati presso Santa Maria di Calvatone. Molto meglio conservato è un frammento di vaso della Cultura della Lagozza del Neolitico recente, rinvenuto lungo le rive dell’Oglio. Dell’età del Rame il museo conserva solo alcune punte di freccia: il territorio di Piadena non ha ancora restituito contesti di questa fase. Nella vetrina a parete fa mostra di sé la collezione di asce in pietra levigata del museo. L’ascia è il tipico strumento del Neolitico. La postazione tattile è dedicata proprio alle asce in pietra levigata. Sul pavimento di questa sala sono stati ricavati due alloggiamenti per ospitare due sepolture. Si tratta di due deposizioni a inumazione in posizione rannicchiata. La tomba di sinistra, ritrovata sotto i pavimenti di una domus di Calvatone – Costa Sant’Andrea, è priva di corredo e quindi la sua datazione è incerta. Quella di destra è invece la tomba n. 9 della necropoli di Fontanella Mantovana, appartenente alla Cultura di Remedello. Questa sepoltura presenta un corredo, cioè degli oggetti che erano appositamente deposti insieme al defunto nella tomba: si tratta di un bicchiere carenato, al cui interno è stata rinvenuta una lesina in rame, uno strumento per incidere e bucare. Le modalità di deposizione e gli oggetti del corredo concorrono a datare la tomba all’età del Rame. La Sala dell'Età del Bronzo Antico Questa sala è dedicata alla prima parte dell’età del Bronzo che nella Lombardia orientale è caratterizzata dallo sviluppo della Cultura di Polada e al fenomeno delle palafitte. Al centro della sala è stato ricostruito un altro contesto archeologico: due passerelle laterali di legno fanno intravedere una tipica stratigrafia da palafitta: qua e là spuntano dei pali e dei cumuli di ceramica buttata dall’impalcato di legno. I frammenti ceramici che vedi sono autentici e vengono dallo scavo dei Lagazzi del Vho.La sala è quasi integralmente dedicata al sito dei Lagazzi del Vho, sito palafitticolo noto dall’800 e poi indagato negli anni ’80 dalla Soprintendenza e dall’Università di Genova. Nella prima vetrina si può ammirare la ricchezza di forme e lo straordinario stato di conservazione delle ceramiche di una palafitta. Nella vetrina a muro sulla sinistra puoi vedere invece vari esempi di vasi e frammenti di vaso che per forma o per decorazione possono essere datati con sicurezza alle due fasi di vita dell’abitato dei Lagazzi: una posta alla fine del Bronzo Antico (1800 – 1600 a.C.) e una all’inizio del Bronzo Medio (1600 – 1500 a.C.). Nelle due vetrine a parete a destra sono esposti materiali legati all’economia di sussistenza di queste antiche popolazioni. In una sono stati esposti i materiali legati alla caccia e alla raccolta, mentre nella seconda ci sono strumenti legati all’agricoltura e all’allevamento. Proseguendo nella visita è molto interessante la collana di perle d’ambra, straordinariamente ben conservate. L’ambra era un materiale molto ricercato in quest’epoca, probabilmente lo si connetteva al caldo colore del sole. Proveniva da molto lontano, dalle coste del mar Baltico e la necessità di procurarsela aveva attivato una complessa rete di scambi che attraversava tutta l’Europa, chiamata “via dell’ambra”. Insieme alla collana si trovano vari oggetti di ornamento (spilloni e collare) e da parata (pugnali) in bronzo. La vetrina in centro è invece dedicata alla vita quotidiana e all’alimentazione nell’antica età del Bronzo, tra cui un bell’esempio di colino probabilmente usato nella fabbricazione di formaggi, nonché fusaiole e pesi da telaio. Alla filatura è dedicato lo spazio del percorso tattile, mentre nella postazione informatica si trovano approfondimenti sul tema delle palafitte. L’ultima vetrina di fondo espone materiali che provengono da un altro insediamento del Bronzo antico del territorio piadenese. Si tratta del sito di Campo Fitti, che presenta la caratteristica di essere un abitato all’asciutto che ci ha lasciato strutture simili a quelle dei villaggi neolitici, cioè una serie di pozzetti di varie dimensioni. Questo sito è stato scavato nel 1987 da Laura Simone della Soprintendenza. La Sala dell'Età del Bronzo Medio e Recente Questa sala, l’ultima della sezione preistorica, è dedicata al momento di massimo sviluppo della società agricola dell’età del Bronzo, a cui è seguita una rapida decadenza che ha portato alla fine di un ciclo culturale. La successiva età del Bronzo Finale appartiene infatti ormai a una nuova fase culturale legata alla successiva età del Ferro. Nel territorio di Piadena, dal Bronzo Medio avanzato (XV sec. a.C.) per tutto il Bronzo Recente (XIII sec. a.C.), il sito più importante è stato l’insediamento arginato del Castellaro del Vho, indagato alla fine dell’800 e agli inizi del ‘900 da Francesco Orefici, Pompeo Castelfranco e Giovanni Patroni. Dal 1995 al 1999 è stato poi oggetto di campagne di scavo organizzate da Patrizia Frontini dei Musei Civici di Milano. Nelle vetrine sono esposti vari esempi di ceramica decorata, tra cui quelli con superficie nero lucida decorati a coppelle e solcature; particolarmente interessante la vetrina dedicata alla straordinaria evoluzione delle anse di tazza nel corso del Bronzo Medio e Recente: la terminazione superiore dell’ansa subì una serie di trasformazioni nel tempo, tanto da costituire un ottimo mezzo di datazione. Un’altra vetrina è dedicata agli oggetti d’ornamento e all’abbigliamento, con pendagli di vario materiale e spilloni in bronzo. Una delle vetrine centrali è dedicata all’attività metallurgica, della quale il Castellaro e il territorio di Piadena hanno dato molte testimonianze. Tra i materiali inerenti all’attività produttiva si trovano forme di fusione in pietra e un ugello in terracotta, che serviva per porre la cannuccia del mantice direttamente nel fuoco senza farlo bruciale. Tra i materiali in bronzo dal Castellaro sono esposti asce, pugnali, spilloni e aghi. Sempre alla metallurgia è dedicata la postazione tattile, dove si può toccare e manipolare una forma di fusione per falcetto bivalve in pietra, al cui interno c’è l’oggetto in bronzo appena colato. Sono poi esposti i numerosi materiali prodotti in corno di cervo: si possono vedere vari frammenti di corno in corso di lavorazione, nonché strumenti della vita quotidiana, come punteruoli, aghi, spatole, zappe e immanicature per altri strumenti, soprattutto in metallo, vi sono oggetti utili per la caccia, come le numerose punte di freccia, ma degni di particolare attenzione sono gli splendidi manufatti decorati come le teste di spillone, alcune immanicature e i piccoli pettini, che probabilmente decoravano antiche capigliature. Molto interessante dal punto di vista storico è un montante di morso, che testimonia come anche al Castellaro sia stato introdotto il cavallo nel Bronzo Medio come animale da trasporto. L’ultima vetrina, sul fondo della sala, è dedicata alla casa e alle attività che in essa si svolgevano. Si possono vedere frammenti dell’intonaco e resti di una piastra di cottura, nonché pesi da bilancia in pietra e da telaio in terracotta, come le fusaiole per filare. Infine in un angolo è a disposizione per essere utilizzata una ricostruzione di un telaio verticale in legno con pesi di terracotta.
Nella medesima vetrina sono presenti invece strumenti del Mesolitico Recente provenienti da varie località della zona. Vi sono infatti strumenti geometrici provenienti dall’area di Campo Ceresole e da altri campi intorno a Cascina Ronchi di San Lorenzo Guazzone, indizio che la zona era frequentata dai cacciatori mesolitici, prima della fondazione del villaggio neolitico. Sono esposti anche strumenti mesolitici che provengono dai terrazzi fluviali di Gabbioneta.
Nella sala si trova la prima postazione del percorso tattile, dove si possono toccare repliche di strumenti realizzati con le antiche tecniche di scheggiatura. Attraverso invece la postazione informatica a tavolo è possibile trovare informazioni riguardanti il territorio di Piadena e i suoi siti archeologici e fare l’esperienza di visitarne alcuni attraverso la realtà virtuale.
All’ingresso della sala a pavimento si trova un contesto ricostruito: si tratta di un pozzetto, una delle più comuni strutture che si trovano negli scavi di questo periodo. Erano fosse, scavate per i motivi più vari (estrarre argilla, cercare acqua, conservare cereali) e poi riempite di materiale di scarto (resti di pasto, strumenti abbandonati, frammenti ceramici). Dietro al pozzetto, una prima vetrina illustra i materiali di alcuni degli abitati neolitici rinvenuti a Piadena. Prendono il nome dal campo in cui sono stati trovati: Campo Costiere,Campo del Ponte e Campo Sera Mattina. Interessanti i resti di fauna trovati al Campo del Ponte, il boccale completamente ricostruibile e il guscio di tartaruga nonché i frammenti di un vaso “a peduccio” dal Campo Sera Mattina.
Le altre vetrine della sala sono invece dedicate all’abitato di Campo Ceresole, scavato da B. Bagolini e P. Biagi dal 1974 al 1979, uno dei più famosi siti neolitici della Lombardia.
Nelle vetrine sono esposte le diverse categorie di manufatti caratterizzanti questa cultura: la ceramica di impasto medio e grossolano, utilizzata per cuocere e conservare derrate alimentari e la ceramica di impasto fine, spesso decorata a incisioni, con forme caratteristiche come i vasi a peduccio e i vasi a tulipano; tra gli strumenti in pietra spicca lo splendido anellone in pietra levigata, probabilmente status symbol dell’epoca neolitica eche poteva essere usato come bracciale, ma anche come pesante pettorale; la statuetta bicefala, enigmatica figura di donna con due teste che cerca di raccontarci delle concezioni religiose di questi nostri antenati, probabilmente imperniate sul culto della dea madre.
Nella seconda postazione tattile si possono toccare repliche della ceramica antica, mentre sullo schermo a parete si accede ad approfondimenti sul neolitico.
La Sala del Neolitico Medio e Recente – Età del Rame